Perché fotografi?
Già, buona domanda… perché fotografo?

All’inizio è indubbiamente un gioco, e la curiosità di emulare mio nonno che mi regala la prima macchinetta quando so a malapena scrivere.

Poi la macchinetta diventa una compagna di gite e viaggi, un po’ a documentare per raccontare ai miei ed agli amici, un po’ come ricordo. Fotografo soprattutto paesaggi, monumenti e chiese. Preferibilmente senza umani.

Instamatic, pocket
Cameras in the Jar: Pocket, Instamatic and Powershot
XG-1, Powershot
Minolta XG-1, Canon Powershot SX1 is

Poi pian piano, con la prima reflex, una Minolta, inizio a sperimentare. Le influenze dell’epoca sono solo le riviste, la condivisione sui social non esiste ancora (e non esiste nemmeno internet, se è per quello). Ripensando a qualche mia foto dell’epoca, devo aver inconsciamente fatto mio qualche paesaggio degli autori che vengono proposti.

Quindi ad alterne vicende, tra altri impegni di studio e di lavoro, fotografo solo sporadicamente in qualche viaggio.

Ed è nei viaggi e con il digitale che mi riprende la voglia di fotografare, ma anche di governare meglio lo strumento e quindi il risultato che voglio raggiungere.
E così, pian piano, inizio un mio personale cammino di approfondimento. Per le nozioni tecniche internet è fantastica, e poi con il digitale sperimentare costa poco o nulla.

Comincio anche ad interessarmi della storia della fotografia: cos’ha fatto chi è venuto prima di noi? E scoperchio il classico vaso di Pandora: ce n’è per tutti i gusti.

Soprattutto, cambia il mio rapporto con gli altri umani, anche grazie ai workshop di Enzo Dal Verme. Oggi cerco il ritratto per capire e raccontare le persone.

In un mio progetto ritraggo alcuni colleghi sul posto di lavoro, mentre mostrano la loro passione non lavorativa. E così “con passione in ufficio e…” si completa di volta in volta con “sul parquet, sulla terra battuta, ai fornelli”, ecc.

Fondo “AGFA” (ARAG-Gruppo FotoAmatori) per riunire i colleghi/amici che hanno, anche solo in embrione, la passione per la fotografia. Ogni tanto organizziamo un’uscita, a volte a tema altre volte libere, e non importa se si viene “armati” di reflex iper-professionale, di compatta o di smartphone. I risultati sono assai buoni, la condivisione dei diversi punti di vista è sempre un arricchimento interessante.
Sempre in quest’ambito inizio a sperimentare con delle “lezioni teoriche” sulla fotografia. In realtà non sono vere e proprie lezioni perché hanno una connotazione molto più interattiva e discorsiva, e non sono nemmeno tanto teoriche, perché proviamo e vediamo direttamente l'”effetto che fa”.
Da questa esperienza nascono gli incontri organizzati con l’Associazione La Nuova Stella, per dare modo a chi è interessato di iniziare ad esprimere se stesso tramite la fotografia, senza essere schiavo della tecnologia.

Inizio a collaborare con l’Associazione culturale fotografica Shoot, per cui gestisco il sito web. L’esperienza termina purtroppo con la fine della stagione 2021-2022, con la cessazione delle attività associative.

Lentamente inizio a maturare la mia risposta alla domanda del “perché fotografo?”. Non sono ancora giunto ad una risposta definitiva, se mai possa esserci, ma sicuramente oggi vedo la fotografia come un modo di comunicare la mia “visione” del mondo, congelandola in una frazione di secondo.

Mia figlia, a 7 anni, mi ha chiesto “Papà, ma si devono fotografare solo le cose belle?”.
Ebbene no, uno fotografa ciò che per lui/lei significa qualcosa, qualcosa che lo emoziona, che vuole raccontare. Chi lo fa a parole, chi disegnando, chi con la musica e chi con la fotografia… 

E poi mi piace il gesto dello scatto, sentire il rumore dell’otturatore, il beep del flash che si è ricaricato, sentire il peso e la consistenza della macchina e dell’obiettivo nelle mani.

Sascha in Action